Ogni ansia ha la sua meditazione

I ritmi frenetici, il bisogno di emergere rispetto a un collega o a una rivale in amore, la precarietà economica, il senso di inadeguatezza, le corse continue tra un impegno e l’altro anche dopo l’ufficio.. tolgono il respiro. Ma la buona notizia è che la rotta si può invertire. Come? Iniziando a meditare.

Non confondiamola con la paura

E’ bene chiarire subito che l’ansia non è paura” precisa Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta e istruttrice di Mindfulness. “L’ansia è una preoccupazione che si alimenta pensando a quello che potrà succedere, ma non è detto che accada, e si focalizza sui problemi che si potrebbero presentare, anzichè sulla realtà che viviamo in questo momento”. Purtroppo, ha conseguenze fisiche, come mal di testa, disturbi della digestione, fame d’aria,mal di stomaco… La paura, invece, si manifesta quando il pericolo è presente,è reale.

Se l’angoscia è “da prestazione”…

“Farò di certo una figuraccia!”, “Non sono alla’altezza” , “Di sicuro sbaglierò!”. Sono alcune delle frasi che si ripete chi soffre di ansia da prestazione. Ma quando si manifesta?Nel momento in cui ci si deve sottoporre a una prova a cui assisteranno altri, come un esame, una prestazione lavorativa o sportiva che ci fa sentire messi alla prova, il sapere di ricevere una valutazione e di essere esposti al giudizio altrui ci mette ansia” spiega la dottoressa Toro

…fai mindfulness

Questo tipo di meditazione aiuta a liberarsi dal timore del giudizio e dall’autocritica. Si impara a rispettare il proprio limite e a non prenderlo come qualcosa da sfidare a tutti i costi

Se è una difficoltà di tipo sociale..

Si potrebbe definire timidezza ma sarebbe riduttivo. Con l’ansia sociale facciamo i conti tutti. ” Si manifesta con un senso di inibizione, è un mix tra ansia e vergogna. Chi ne soffre, di solito , parla poco, se si trova in compagnia vorrebbe essere la tappezzeria della stanza pur di non dover dire la sua. E non lo fa perchè non ha nulla da dire, ma perchè ha paura di sentirsi in imbarazzo o di risultare goffo” spiega l’esperta.

…fai meditazione Zen

Per affrontare questo tipo di ansia può risultare utile la meditazione Zen,un tipo di pratica concentrativa, solitaria, che lavora sul “lasciar andare” il bisogno di controllare tutto e sul timore di essere giudicati male, portando l’attenzione sul respiro.

Lavora sull’abbandono dei pensieri negativi per ritrovare la pace interiore, eliminare le paure, i pregiudizi e i falsi giudizi su di sè. Lo scopo è come ci si sente senza dover aderire a degli schemi sociali, che imitano la libertà personale e creano stress.

Se hai quella “somatica” …fai training autogeno

E’ un modo per concentrarsi sul presente. Sono scientificamente provati i suoi benefici, tra cui il potenziale analgesico. Si divide in due tipi di esercizi, di base e superiori: in sostanza si tratta di visualizzazioni meditative finalizzate a sentire la pesantezza del corpo, o il calore emanato dal diaframma, organo che spesso viene contratto da chi soffre d’ansia, perché si tende a trattenere il respiro o a non farlo fluire in modo pieno e profondo. Entrambe le visualizzazioni richiedono di sperimentare l’abbandono delle tensioni.

Se vivi temendo l’abbandono…

L’ansia abbandonica fa mettere in atto atteggiamenti che daranno facilmente seguito ai propri timori.«Purtroppo, infatti, si diventa pesanti con domande come “Mi ami?”, “Mi vuoi bene?”, “Ci sarai sempre per me?”. Gli altri, nel tempo, tenderanno ad allontanarsi, perché nonostante
tentino di rassicurarci non sarà mai abbastanza per lenire il nostro senso di abbandono» spiega la dottoressa Toro.

«Tutti noi abbiamo bisogno del gruppo o della coppia, all’interno di relazioni di qualità. Ma se si convive con l’ansia abbandonica, si rischia di essere dipendenti dagli affetti o di abbandonare qualcuno che ci è caro prima che il timore che sia lui a farlo si concretizzi».

…fai meditazione Vipassana

Con la Vipassana si lavora per cambiare se stessi attraverso l’osservazione interiore di sé, creando una profonda connessione tra mente e corpo. Si sperimenta io stare insieme agli altri, attraverso la ricerca del proprio benessere.

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