Diventare genitori in tarda età

Diventare genitori intorno ai 40 anni, se non oltre, ha inevitabilmente conseguenze sui genitori e sui figli, sull’educazione e sul loro rapporto. Nel bene e nel male…

I progressi della medicina moderna, ma forse soprattutto i cambiamenti sociali e le mutate condizioni di vita nel XXI secolo hanno progressivamente ritardato il momento in cui una coppia decide di avere il primo figlio.

Maria Beatrice Toro, Psicologa Psicoterapeuta a Roma, nell’articolo pubblicato su Margherita.net, afferma che diventare genitori a 20 anni o diventare genitori per la prima volta a 40 anni non è la stessa cosa.

Quali sono le difficoltà potenziali a cui si può andare incontro quando si decide o si è costretti a ritardare il più possibile la nascita del primo figlio?

Rimandare a lungo il momento del diventare genitori espone al rischio di idealizzare fortemente il momento dell’arrivo del bambino.

Accogliere quella piccola personcina che entra in famiglia, oltre ad essere uno dei momenti più straordinari della vita di un essere umanoì è, infatti, anche un forte cambiamento, sia nel ruolo (si diventagenitori) che nella concretezza delle giornate.

Inoltre, cambiare radicalmente abitudini a 40 anni si può rivelare più arduo del previsto, perché si è solitamente più ancorati ai tempi e ai modi del proprio vivere.

Si deve anche trovare un nuovo modo di vivere la coppia: a 20 anni è più facile adattarsi; si è più fessibili, più aperti, più pronti ad esplorare equilibri inediti: in generale, da ragazzi si hanno meno esigenze di comfort personale.

Diventare genitori in età avanzata significa però anche essere più maturi, consapevoli, e anche questo ha probabilmente delle conseguenze – positive questa volta – rispetto al fatto di diventare genitori quando si è molto giovani e spesso impreparati.

Quali possono essere gli aspetti positivi nel fatto di diventare genitori in età più avanzata?

La prima cosa da sottolineare è che dal punto di vista lavorativo si è solitamente più realizzati.

Le cose che si volevano fare sono state fatte e, anche se non tutto è andato come ci si aspettava, si è meno presi e ipercoinvolti dall’esigenza di affermarsi.

Si sono stabilite altre priorità e dato il giusto peso agli affetti.

Il bambino viene accolto in piena consapevolezza, quando probabilmente si è capito che la cosa che conta realmente per essere felici è saper dare e ricevere amore.

La distanza aiuta anche a non porsi esageratamente su un piano di parità, aiuta a non assumere il deleterio ruolo di “migliori amici” dei figli.

“Più sale l’età e più salgono le probabilità che il primo figlio rimanga anche l’unico. Famiglie meno numerose, figli unici, genitori più vecchi.”

Un quadro che non può non avere conseguenze dal punto di vista psicologico, sociale, economico.

Qui però non è la qualità del legame che preoccupa: si può essere genitori sempre, ce lo dimostrano i nostri stessi genitori, afferma Maria Beatrice Toro, di cui ci sentiamo figli ben oltre i trent’anni, o anche quaranta.

L’unica criticità vera sembrerebbe rappresentata dal fatto che molto presto ci si potrebbe trovare a sentire il peso degli anni: il figlio può finire, quando magari è ancora molto giovane, a doversi preoccupare dei genitori o, quanto meno, a sentirsi esageratamente responsabile in una fase della vita in cui dai genitori bisognerebbe, al contrario, distaccarsi o perfino ribellarsi!

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