Felicità: la chiave è la famiglia

Il FATTO QUOTIDIANO-04.05.2020

di Sabina Cuccaro

Siamo cresciuti pensando che per essere felici ci servissero soldi, successo, una carriera e, poi, una famiglia. Invece, sempre più studi dimostrano come la felicità derivi dalle relazioni affettive. Per decenni abbiamo voluto sapere come diventare ricchi e seguito il modello business, ispirati a personaggi come Gordon Gekko.

Il risultato? Ad oggi tre milioni di persone, in Italia, soffrono di depressione: spendiamo 350 milioni di euro all’anno in ansiolitici.

Dove abbiamo sbagliato? La risposta arriva dalla Harvard University­ quello che ha realizzato il più lungo studio sulla felicità.

Studio sulla felicità

DAL 1938, un gruppo di ricercatori ha studiato le vite di 724 giovani americani. Ogni due anni, gli scienziati li incontravano per sottoporli a questionari di valutazione ed esami medici coinvolgendo anche le mogli e i figli. Lo scopo era quello di capire quali sono i fattori che garantiscono una vita felice e, allo stesso tempo, comprendere cosa volesse dire per le persone invecchiare felicemente.

Nel 2015 sono stati pubblicati i primi risultati: a renderci più sani e felici, creando quel benessere psico-­fisico che nel tempo allunga l’aspettativa e le condizioni di vita,sono le buone relazioni,cioè quelle durature.

“Questo è il grande tema del millennio -dice la psicologa Maria Beatrice Toroabbiamo aumentato la quantità delle relazioni, grazie soprattutto alla grande componente virtuale, a discapito della qualità. Ci incontriamo agli aperitivi o agli eventi ma sono venute meno quelle caratteristiche tipiche delle relazioni intime come la sincerità, la reciprocità, la confidenza, e la possibilità di chiedere aiuto senza vergognarsi”.

Andando in questa direzione rischiamo di rimanere incastrati nella happycracy, la dittatura della felicità, il dover necessariamente dimostrare agli altri di essere sempre contenti e soddisfatti della nostra vita. Forse dovremo risolvere il vecchio concetto di altruismo, “la chiave per stare bene”: lo dice uno studio dell’università di Zurigo che collega la generosità alla felicità.

“Noi reagiamo agli stati d’animo degli altri, quando siamo circondati da persone tristi,siamo tristi anche noi. Se facciamo un’azione gentile per qualcuno,la gioia di questa persona ci contagerà. E’ il potere della condivisione” continua la psicologa.

Rispondi