Ci siamo: la “Generazione 2000” compie 18 anni. Parliamo della generazione cresciuta a “smartphone e biberon”, i cosiddetti “Nativi digitali”. In realtà sono diversi i nomi utilizzati per descrivere i nati dalla seconda metà degli anni Novanta al 2010: Generazione Z, post-millennial, plural, centenial o iGen. E il 2018 è un anno fondamentale per questi ragazzi: la maggiore età, il primo voto, la maturità.
Ma come sono realmente questi ragazzi?
Prova a spiegarcelo uno studio internazionale realizzato da Ketchum “Engaging Gen Z” che ha fotografato le abitudini e lo stile di vita di questa generazione. E lo commenta la prof.ssa Maria Beatrice Toro in un’intervista sulla rivista Vero a cura di Roberto De Filippis, in edicola oggi.
Lo studio ci propone l’immagine di ragazzi cresciuti immersi nella tecnologia ma, allo stesso tempo, molto gelosi della propria privacy. Ciò che li caratterizza è l’ambizione e la pragmaticità, non hanno le mani bucate e sono piuttosto parsimoniosi e contenuti nei vizi (come il bere ed il fumare). Sono ben consapevoli di vivere in un mondo globalizzato e, grazie all’estrema padronanza della tecnologia e dei social, sono sempre più connessi. Ma essi vivono nell’era della precarietà -ci spiega la prof.ssa Toro- hanno un approccio individualista e sono disincantati rispetto al futuro; per questo diffidano dalle autorità e credono di poter contare solo sulle loro risorse.
Tendono ad apprendere più facilmente facendo ed è per questo che mal sopportano l’approccio tradizionale della scuola. Ma, in questo modo, rischiano di non sviluppare risorse fondamentali come la concentrazione e la memoria.
Le caratteristiche della Generazione Z
La generazione Z ha anche delle particolarità relazionali. Per questi ragazzi non è fondamentale la dimensione del gruppo e, proprio per questa ragione, sono più inclini alla solitudine e maggiormente a rischio di essere vittime di sopraffazione, dinamica in cui il più forte primeggia sugli altri. Anche le relazioni amorose hanno caratteristiche diverse. I legami vengono vissuti come fluidi e provvisori perchè i ragazzi della Generazione Z non hanno solidi valori a cui far riferimento. Per loro qualsiasi esperienza può considerarsi positiva solo se riceve apprezzamenti sui social. Ma è importantissimo che riescano a costruire dei legami profondi che sia reali oltre che virtuali per sfuggire all’alienazione dalla realtà-continua la prof.ssa Toro.
Sono ragazzi difficili da “etichettare” dal punto di vista commerciale: sono sottoposti a continui messaggi pubblicitari e, piuttosto che affezionarsi e scegliere sempre lo stesso marchio, decidono velocemente cosa vogliono privilegiando la dimensione visuale a quella testuale.
Ma sembrano dotati anche di un forte senso di responsabilità sociale. Ne è esempio quello che è successo nel liceo milanese Carlo Tenca, dove i ragazzi hanno scelto di rinunciare alla gita dell’ultimo anno poichè essa coincideva con il loro primo voto. Il messaggio che si ricava da questa vicenda è che questi ragazzi, seppur confusi e disincantati rispetto al loro futuro, hanno la volontà di agire e sono pronti ad assumersi la responsabilità delle loro azioni.