La Prof.ssa Maria Beatrice Toro è ospite della trasmissione “Bel tempo si spera” in cui affronta il tema dell’obesità.
In particolar modo l’intervista prende spunto da una vicenda di cronaca: un padre ha costretto le sue due figlie a praticare attività fisica, anche a livello agonistico, contro la loro volontà e in virtù del loro essere “grassottelle”.
La Prof.ssa evidenzia come normalmente i genitori agiscono per il bene dei propri figli ma, quando l’accento cade sull’alimentazione, diventa necessario essere cauti per non andare a ledere l’area della vergogna, dell’inadeguatezza e della critica. Per una ragazza obesa in adolescenza – continua la prof.- è molto difficile parlare di questa problematica senza incorrere subito nella sensazione di essere criticata e giudicata dall’altro. La cosa importante è permettere a questi ragazzi di “accettarsi”, far comprendere loro che vanno bene così come sono ma che potrebbero stare meglio poiché ne hanno la possibilità.
Per guarire da un disturbo dell’alimentazione – spiega la prof.ssa Toro- è necessario accettarsi, poiché l’accettazione è il primo passo verso il vero cambiamento. Il cibo diventa, per questi ragazzi, una forma di auto-consolazione, di rilassamento e da’ loro la possibilità di trovare un rifugio che gli consenta di stare bene.
Un genitore deve quindi cercare di essere comprensivo, di rendersi disponibile e non criticare il figlio rispetto alle sue abitudini alimentari, soprattutto in presenza di altre persone.
La prof.ssa sottolinea inoltre che viviamo attualmente è una società fortemente improntata sull’immagine di sé e sulla competizione. In questo senso un genitore che spinge il figlio verso lo sport agonistico contro il suo volere finisce per alimentare questo schema evidentemente sbagliato. Ciò conduce alla creazione di relazioni basate sull’invidia, sulla sfida e sulla critica.
L’obesità è un fenomeno in crescita nel nostro Paese; circa il 20% dei bambini è sovrappeso e il 9% è in stato di obesità. Per affrontare questo problema è necessario “reinventarsi” partendo proprio dalla spesa e soprattutto non utilizzare il cibo come oggetto di premio o punizione. Le piccole ricompense, che possono essere dispensate sotto forma di cioccolata o piccoli dolcetti, non devono essere legate a momenti individuali del bambino ma piuttosto a momenti di festa e condivisione. E’ necessario svincolare il cibo dal concetto di ricompensa per una prestazione (ad esempio un buon voto) ed inserirlo in un contesto di regole alimentari che favoriscono il benessere. In questo senso è necessario sostituire alcune espressioni educando al positivo e sottolineando che le regole sono necessarie in campo alimentare “ perché ci fa bene” e non “perché ti fa ingrassare”.
Quando ci accorgiamo che i nostri figli o la nostra compagna stanno ingrassando- conclude la prof.ssa Toro- è necessario intervenire ma con cautela, elicitando la motivazione al cambiamento e sostenendo la persona a compiere un movimento verso l’esterno.