Zero Complessi

Perchè la psicologia insegna anzitutto ad accettare se stessi? Che differenza c’è tra accettazione e rassegnazione?

Molte risposte sono contenute in questo bell’articolo di Rossana Cavaglieri, con la consulenza di Maria Beatrice Toro. Partiamo dal principio. Rassegnarsi significa arrendersi all’idea che, anche se non ci piacciono alcune cose di noi, esse sono tanto radicate da non poterle cambiare. Si assume, di conseguenza, un atteggiamento passivo e pessimista, vedendosi sempre perdenti nei confronti degli altri…

L’accettazione è tutt’altra cosa. Significa sapere, profondamente, che i propri limiti non ci rendono indegni, ma che fanno parte di noi e ci sono proprio per farci riflettere, conoscerci, educarci al rispetto di sè e degli altri.  Immagine

Possiamo, senz’altro, muoverci nel mondo a testa alta, anche se non siamo perfette.

Cerchiamo, allora, di fare pace con il nostro “giudice interiore”, quell’occhio supercritico che cade sempre sui difetti e li fa diventare un cruccio, assillo, un tormento continuo che ci toglie ogni energia e contatto con noi stessi.

Sarebbe salutare, piuttosto che rimuginare sui nostri punti deboli, valorizzare, anzitutto, i nostri pregi. Anche quelli fisici, da valorizzare prendendosene cura e mettendoli in primo piano. Per quanto riguarda i difetti, immaginiamoli come una ferita, che per esser guarita ha bisogno del suo tempo; nasconderla non serve a nulla ed anzi peggiora le cose. Puliamo la nostra ferita e lasciamola essere quello che è, assumendo un atteggiamento di accettazione: paradossalmente, così facendo (ovvero non combattendo contro di essa, ma dando un’attenzione amorevole a noi stessi) si aprono le porte dell’autoguarigione.

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