Il Messagero 05/03/2020
da un articolo di Maria Lombardi
Gli scienziati dicono che va evitato ogni contatto per restare sani, il pericolo è ritrovarci tutti più soli. Vietato anche accompagnare qualcuno al pronto soccorso. E visitare gli anziani diventa problematico.
Il cambiamento
Tutti un pò più soli, distanti e circospetti. Tanti numeri primi. Al tempo del contagio il mondo si allontana e si fa piccolo piccolo, essenziale, fino a diventare una bolla in cui sentirsi sicuri. Una necessaria e dolorosa separazione dagli altri. Il prossimo non è più vicino, ma altrove.
Prima sono scomparsi i baci, gli abbracci, le strette di mano.
Adesso con le ultime raccomandazioni per contenere l’epidemia dobbiamo rinunciare anche agli incontri, alle visite, al conforto.

Tra noi, almeno un metro di distanza, la misura della nuova socialità, “virale” più che virtuale: nei rapporti entra una variabile ben precisa, i centimetri. Soli, anche nella sala d’attesa del pronto soccorso perché non ci potrà essere accanto a noi un amico o un parente a tenerci la mano, a dire vedrai andrà bene. Più soli gli anziani nelle case di cura e nelle residenze, limitate al massimo le visite dei figli e dei nipoti, e pazienza per quella inevitabile sensazione di solitudine.
I pericoli
Che mondo sarebbe senza baci? Ce l’avessero chiesto fino qualche mese fa avremmo pensato a un deserto di emozioni, un polo nord senza vita. Gli abbracci? Basta il pensiero, come se l’avessi fatto. Stringere la mano ormai è un gesto di sfida,guerra. E dire che fino a che il virus non aveva sconvolto i nostri riti, allungare la mano era un segnale di pace, un modo per dire fidati. Muri invisibili tra noi e gli altri, occhi veloci per calcolare la giusta distanza.
Parole e sguardi per trasmettere amore e sicurezza
Si cambia in fretta, alla velocità del contagio. E dunque, da domani, “Namasté“, le mani giunte al cuore piegando appena il capo, il saluto originario dell’India. Riscopriamolo, suggerisce l’attore indiano Anupam Kher, “igienico, amichevole, aiuta ad equilibrare le tue energie“. O semplicemente un inchino, rispettoso e a prova virus. Il saluto dei piedi, solo le scarpe si toccano. Ci affideremo alla voce, se non vogliamo condannarci alla distanza.

“Ci riapproprieremo delle parole per veicolare amore e sicurezza, ci guarderemo e ci parleremo“, prevede la psicoterapeuta Maria Beatrice Toro. E in famiglia? “Ci sentiremo liberi di abbassare le difese, respiriamo la stessa aria, tocchiamo gli stessi oggetti e dunque continueremo a scambiarci abbracci e baci”. Il conforto sarà “di servizio”, gli anziani ne hanno più bisogno che mai: la spesa e le medicine a casa per chi non può uscire.