Omicidio di Ancona: cosa sta succedendo in famiglia?

Parla Roberta Pierini, accusata di concorso nell’omicidio della madre e nel ferimento del padre, ora in coma irreversibile all’ospedale Torrette di Ancona. “Volevamo solo un chiarimento non doveva finire così” (http://www.repubblica.it/cronaca/2015/11/09/news/omicidio_ancona_antonio_tagliata-126946614/).
foto ansa
Foto ANSA

Nelle parole della giovane e del fidanzato, emergono sconforto e choc per il gesto commesso, maturato in uno scenario estremamente conflittuale. I genitori di Antonio Tagliata inorridiscono all’idea che il figlio possa essere descritto come un mostro e accusano la famiglia di lei per il clima irrespirabile che si era creato a causa dell’opposizione al legame tra i ragazzi. “Tenevano segregata in casa la mia fidanzata – spiega Tagliata al pm Andrea Laurino – io ero andato lì solo per parlare” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/08/omicidio-ancona-fermata-anche-la-figlia-sedicenne-della-donna-uccisa-glaciale-nessun-segno-di-pentimento/2199565/).

Cosa sta succedendo tra genitori e figli adolescenti?

La violenza verso i genitori da parte di figli adolescenti sta raggiungendo una frequenza allarmante.

Questo fenomeno ha tre radici fondamentali:
• gli adolescenti vivono una fase di forte rabbia e polemica verso i genitori perché devono affrontare il compito del distacco: nelle situazioni patologiche la rabbia si trasforma in odio – un sentimento potente e distruttivo che è spalanca le porte alla violenza
i genitori non sono preparati a vivere tutto ciò, perché sono fragili e dipendenti dai loro stessi figli, oppure reagiscono con eccessiva severità
i genitori alternano pericolosamente lassismo e divieti rigidi, che scatenano la rabbia dei figli

Si può parlare di raptus?
Io non credo nel concetto di raptus: la violenza viene sempre pre annunciata da alcune spie: litigi frequenti, muri di silenzio, scatti di ira con insulti e gesti di disprezzo, schiaffi, spintonamenti, lancio di oggetti e autolesionismo.
Si ricorre alla parola raptus per mascherare la nostra mancanza di consapevolezza.

La prima cosa che può fare la differenza è conoscere l’adolescenza, i suoi perché, i suoi modi, per saper distinguere la conflittualità “normale” da quella patologica. In secondo luogo è fondamentale saper dialogare, non sentirsi detronizzati nel momento in cui il figlio non ci considera più come la fonte principale di informazione sulla vita e accettare di porsi come un interlocutore autorevole ma che non pretende di imporre la sua visione. L’ultima raccomandazione è la più importante: “Siate adulti, non comportatevi voi per primi da adolescenti (chattando di continuo, passando ore e ore davanti allo specchio, vestendosi da teen ager), perché perdete credibilità”.

È importante essere genitori consapevoli, ovvero conoscere i figli, le loro dinamiche e le conseguenze emotive che sortiscono su di noi, per evitare di essere irrazionalmente reattivi e diventare intelligentemente responsivi.

 

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