Il figlicidio, quando è il padre a uccidere

Continua la spietata serie di figlicidi: oggi 22 agosto è una dodicenne a morire uccisa dal padre, a Catania, dove Roberto Russo ha aggredito lei e la sorella tentando poi il suicidio.

Sono tragedie difficili da comprendere, eppure proprio la comprensione è l’unica chiave che consente di tentare una qualunque forma di prevenzione e di sostegno alle vittime superstiti. In questo caso la madre che ha perso in questo modo orribile la figlia, i fratelli e la sorella privati della sorellina minore.

Forse abbiamo sottovalutato il potere dirompente si un’esistenza in crisi, non abbiamo capito che la disperazione può sfociare in violenza efferatissima, il figlicidio, non abbiamo valutato quanto oscuro possa essere il cuore umano e quanto fragile la mente di un padre.

Scrive Cristina Brondoni, su Lettera43:  “Nel 17,1% degli omicidi in famiglia del 2012 è stato un genitore a uccidere i figlio. Chi compie tali delitti può avere motivazioni, ovvero moventi, differenti.

(…)

SI UCCIDE UN FIGLIO ANCHE PER PUNIRE LA MOGLIE. Un caso del tutto diverso è il padre che uccide i figli per fare un torto alla madre che, magari, lo ha lasciato (come il caso dell’uomo che ha accoltellato le due figlie uccidendone una).
Nel 20% dei casi considerati dal Rapporto Eures Ansa 2013 ci si trova di fronte persone che hanno manifestato un disagio psichico prima dell’omicidio.
Non è da escludere la depressione (o un’altra patologia psichiatrica, come la schizofrenia, per esempio)”.

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