Pandemic Fatigue: il logoramento psichico da coronavirus

Come giustamente scrivevano già in agosto i divulgatori del Johns Hopkins Medicine, realtà clinica e scientifica di eccellenza, prima del 2020,

non vedevamo frequentemente persone che indossavano mascherine da chirurgo, non si mantenevano distanze fisiche e non ci si disinfettavano frequentemente le mani.

Ora nel mondo queste abitudini sono state, in diversi paesi, rese leggi dello stato, che interviene nelle nostre vite decreto dopo decreto nel tentativo di gestire la pandemia da coronavirus Sars-cov2.

Stare al passo con tutto ciò può essere travolgente per la nostra salute mentale. La mente ama coerenza e abitudine e mal tollera un simile cambiamento, per questo si sta diffondendo, specialmente con la seconda ondata della pandemia, la pandemic fatigue, che propongo di tradurre come Logoramento da pandemia.


Per l’OMS in Europa questo sentimento di sfinimento e visione negativa
riguarda il 60% della popolazione.
La virologa italiana Ilaria Capua afferma che oggi incominciamo a vedere che “pazienti, ma anche le strutture sanitarie e decisori politici perdono energie, si immobilizzano. L’antidoto è concentrarsi sulle questioni davvero urgenti e necessarie. Per esempio, per quanto riguarda i tamponi, bisogna snellire le procedure, evitare che si formino code nei punti-prelievo o che le persone aspettino
giorni per avere il referto”

Come possiamo proteggerci?
Primo consiglio: dare la priorità a poche regole, ma impegniamoci, conseguiamo un senso di adempimento. I cambiamenti di comportamento che si mantengono nel tempo devono iniziare con un’intenzione chiara. È come fare una promessa, quella di fare la cosa giusta per se stessi e per gli altri.

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