SAPER PRATICARE QUESTA DIFFICILE AZIONE RICHIEDE CORAGGIO E UN LUNGO CAMMINO
Per molti anni gli studiosi del comportamento, delle emozioni e della mente hanno tralasciato il tema del perdono, probabilmente per le forti implicazioni religiose e spirituali che un simile argomento sembra dover essere necessariamente comportare. A partire dai primi anni duemila, in seguito alle prime osservazioni degli psicologi clinici sui benefici del perdono, è fiorito un numero impressionante di ricerche, con relativi saggi e articoli scientifici sul tema. Si è così potuto osservare, in modo sistematico, che la capacità di perdonare svolge un ruolo importante non solo come fattore di coesione sociale ( poiché forma eventuali vendette reciproche che implicano seri costi interpersonali), ma anche come fattore di benessere interiore. Non è evidente, tuttavia, perché il gesto del perdonare dovrebbe avere un migliore impatto sull’emotività di una persona rispetto alla scelta di vendicarsi. Non è affatto ovvio, neppure, perché sarebbe meglio voltare pagina rispetto a mantenere una freddezza punitiva nei confronti di qualcuno che ci ha provocato un danno, o esercitato un’ingiustizia, o ancora, mancato gravemente di rispetto mettendoci in imbarazzo o in ridicolo.
I PREGIUDIZI CHE OSTACOLANO IL PERDONO:
- Se perdono, sto avallando l’ingiustizia subita
- Se perdono, è perché non avuto la forza di vendicarmi
- perdono, mi umilio
- perdono, vuol dire che tutti possono offendermi
RIFLESSIONI SUL PERDONO:
Per capirci qualcosa di più, possiamo partire dall’etimologia stessa della parola perdono, che deriva dal concetto di gratuità, essendo la contrazione della locuzione “per dono”, che deriva a sua volta, dal latino “per gratia donare”. L’offeso non perdona ha giustificato, dimenticato, rimosso, ma a partire dalla libertà di fare un gesto gratuito. Un dono all’altro a se stesso, che segna l’avventura elaborazione del danno subito. A volte, dunque, non si riesce a perdonare perchè non appare chiara la natura di questo gesto.
PERDONARE: E SE NON CI RIESCO? Come scrisse Gandhi, il padre del concetto di non violenza, perdonare non è cosa da deboli: per poterlo fare ci vogliono intelligenza, forza e una notevole determinazione. Come fare? Ecco qualche idea, per incominciare a provarci.
UNA MEDITAZIONE SUL PERDONO:
E’ necessario sedersi in una postura confortevole e dignitosa, prendersi il tempo di qualche respiro per portare il focus dell’attenzione dall’esterno verso l’interno. Non inseguire i pensieri, osservare la sensazione dell’aria che entra ed esce dal corpo. Con molta calma, quando ci si sente pronti, evocare alla propria mente qualcosa per cui si tende a giudicarsi negativamente (una frase infelice detta ad una persona a cui si vuole bene, un gesto di cui ci si è pentiti, un errore che ha creato problemi a sè stessi o agli altri, un comportamento di cui non si va fieri, ecc.) E, mentre si visualizza sè stesso commettere l’errore e si osserva il senso di difficoltà, e si prova adempatizzare con questa sofferenza che ci si porta dentro, si provi ad assumere un atteggiamento di rispetto verso sè stessi come essere umano fallibile. Inoltre, si può dire a sè stessi frasi come ad es.: “Mi perdono per aver sbagliato”, “mi perdono per aver fatto male a qualcuno.” Successivamente sarà importante ricordare perché lo si è fatto e riportare l’attenzione al espiro. Inspirare ed espirare poi fino a ritrovare la calma. Concentrarsi poi su una persona con cui si è ancora arrabbiati perché ha fatto un torto (è consigliabile non scegliere una cosa troppo dolorosa: semmai, si può ripetere l’esercizio in un secondo momento scegliendo qualcosa di più ambizioso). Mentre si visualizza quella persona è importante vedere quanto è in difficoltà. Prova ad empatizzare con la sofferenza che ciascuno si porta, si può dire mentalmente frasi come: “Ti perdono per aver sbagliato”, “ti perdono
per avermi fatto male”, “ti perdono per aver fatto male
a te stesso”, ecc.. Infine, terminare con altri cinque minuti di respiro
calmo e rilassante e, poi, scrivere su un quaderno
le proprie riflessioni.