”Credetemi, non ci sono bambine cattive”

''Credetemi, non ci sono bambine cattive''

“Le bambine, i bambini non possono essere cattivi perché sviluppano il senso morale dopo gli 8 anni”.

A parlare è la professoressa Maria Beatrice Toro, docente di Psicoterapia all’università Lumsa di Roma e autrice del saggio “Adolescenza e adultescenza“, in libreria in questi giorni con la seconda edizione visto il successo della prima (Cisu, 188 pagine).

“Piccole angherie, ma non sanno di far male”
Fino a 8 anni circa non dispongono degli strumenti cognitivi per fare del male all’altro“, afferma la psicoterapeuta, “anche quando commettono delle piccole angherie nei confronti di un amichetto, lo fanno perché agiscono istintivamente a proprio vantaggio, perché tendono a soddisfare i propri bisogni e non per nuocere all’altro intenzionalmente”.
Eppure chiunque abbia un bambino, conosce la sofferenza che si prova quando il proprio pargolo viene maltrattato o escluso dal gioco: la rabbia nel genitore monta, e il prepotente si trasforma in un piccolo mostro di crudeltà.

I genitori non devono sentirsi coinvolti
“Non bisogna fare l’errore di sentirsi coinvolti nel conflitto tra bambini”, spiega la professoressa Toro. E aggiunge: ” Gli adulti spesso si comportano come degli adolescenti, degli adultescenti appunto, e vivono i figli come un prolungamento del sé, tanto da vivere un’offesa come se fosse stata fatta a loro”. Sbagliato.

Dopo i 3 anni conta l’educazione
Un genitore non dovrebbe mai perdere il ruolo dell’educatore.

Ma qual è allora il decalogo da seguire per gestire le prime difficoltà nella socializzazione e le prime frustrazioni dei nostri figli?

“Bisogna tener presente che i bambini fino a 3 anni non sono in grado di interiorizzare le regole, possono solo acquisire delle abitudini. Dopo questa età, invece, l’educazione è fondamentale, perché aiuta a preparare il terreno emotivo e cognitivo per la costruzione del senso morale del futuro adulto”.

Ma, se uno viene escluso, l’adulto deve intervenire
Secondo la psicoterapeuta, allora, per trasformare i piccoli imperatori egocentrici in bambini capaci di stare con gli altri il compito di genitori e insegnanti è importantissimo. “I bambini devono essere liberi di esprimere le proprie preferenze, hanno il diritto di manifestare le proprie affinità elettive.
Ma quando sono in 3 e uno viene escluso”, precisa Toro, “allora l’adulto deve intervenire anche con una punizione per insegnargli il rispetto dell’altro, la condivisione, l’inclusione e la cooperazione“.
Uno dei motivi di lite più frequente, infatti, è l’appropriazione del gioco. “È importante insegnare ai bambini il gioco a turno, anche se la competizione non va mai mortificata”.

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