La fluidità della realtà contemporanea, con il suo continuo movimento e la sua indefinitezza, porta con sé una serie di cambiamenti che tocca “al cuore” la vita di uomini e donne di tutte le generazioni. Tali cambiamenti meritano di essere scoperti, ascoltati e analizzati. Per questo abbiamo pensato di proporre, nel file allegato Adultescenza3, una riflessione sull’adolescenza come dimensione esistenziale. Oggi molti giovani si “trascinano” in un’adolescenza che sembra non finire mai, procrastinando una fase della vita che dovrebbe essere transitoria, di passaggio. Questa fase della vita, che per le generazioni precedenti terminava prima, era accompagnata dall’uscita dalla famiglia di origine, dall’ottenimento di un lavoro stabile, dalla formazione di una famiglia propria; da una serie di traguardi che l’adulto solitamente raggiungeva e che apportavano sicurezza, maturità, solidità identitaria. E’ sempre più complesso, oggi, definire i parametri che portano alla fine dell’adolescenza. La fine del percorso formativo e l’ingresso nel mondo del lavoro non lo sono più, dato che il primo è andato prolungandosi e il secondo è difficile da raggiungere e raramente è duraturo. Forse solo l’uscita dalla famiglia di origine, con la formazione della coppia e la creazione di una famiglia propria rappresentano ancora, almeno temporaneamente, il simbolo dell’uscita dall’adolescenza. La maternità e la paternità sono parametri di adultità ed è significativo che tali soglie evolutive vengano attraversate a un’età sempre più avanzata e suscitino un gran carico di ansia e insicure.
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Mi permetto di dire che sono d’accordo con il suo pensiero. La verità è che oggi i ragazzi (meglio adolescenti) diventano tali molto più tardi rispetto ad un tempo. E adolescenti permangono nel loro linguaggio e nei loro atteggiamenti. I ragazzi sono molto più individualisti di quanto non vogliano far sembrare: i “gruppi” nei punti di ritrovo delle città sono, come dire, effimeri. Fra i componenti, all’interno di tali gruppi, c’è solo sfrontatezza e rabbia, mancano coesione e idee propositive. Si contesta e basta. Poi si torna, isolati, ai propri gadgets tecnologici. Si è vero, chat, telefonini, facebook, …… tengono insieme, legano, permettono interscambio di idee. Ma quando si esce fuori dal guscio protettivo della propria stanza ci si rende conto di quanto siano simili al loro involucro…….Altro che libera scelta a scuola: lezione di musica, religione, o altro. Proporrei un’ora a settimana di psicoterapia di gruppo! Grazie per la Sua attenzione.