Pedofilia e adulti trascuranti: il caso della piccola Fortuna

 

Marco Fabriani, direttore di Radio Olympia, intervista la Prof.ssa Maria Beatrice Toro sul fenomeno della pedofilia partendo dal caso del parco di Caivano. Ad oggi, purtroppo, i casi di pedofilia sono migliaia  e continuano ad aumentare e il dato più preoccupante è che questi atti crudeli verso i minori non vengono intercettati nè dagli adulti più prossimi alle piccole vittime, nè dagli insegnanti, nè tantomeno da specialisti o dalle forze dell’ordine. Ma perchè c’è questo silenzio? Le motivazioni alla base  potrebbero essere di due tipi: da un lato c’è la paura di possibili ritorsioni che si verifica con maggiore frequenza nei contesti di degrado sociale; d’altra parte c’è una vera e propria ignoranza rispetto alla cultura dell’infanzia. Un ulteriore fenomeno degno di attenzione è la diffusione virale della pedopornografia, aumentata vertiginosamente con l’avvento di internet.

Intercettare un pedofilo non è  semplice perchè, dal punto di vista sociale, non esiste un vero e proprio identikit anche se è comunque possibile distinguerne due tipologie: il seduttivo, che nella sua mente crea l’immagine di un bambino consensiente e il sadico che trae piacere nel fare del male al piccolo.

Un altro dato allarmante  è che nel 70-80% dei casi l’abusante è una figura maschile, appartenente alla famiglia della piccola vittima o molto prossimo ad essa. Fortunatamente l’Italia è uno dei pochi paesi in cui la legge prevede pene molto severe per gli abusi sui minori, ma il problema riguarda comunque la mancata denuncia e la recidiva. Inoltre, la riabilitazione della salute mentale e il regime carcerario possono portare dei benefici solo su alcuni tipi di personalità, ovvero su coloro che presentano sensi di colpa e un briciolo di umanità, mentre altri tipi di personalità (coloro che traggono piacere dal sopraffare l’altro) andranno incontro inevitabilmente alla recidiva.

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