Uno dei massimi non sensi della vita è il trauma della perdita di un figlio: onde di dolore e rabbia sopraffanno i genitori. Un dolore acuto che supera le umane possibilità di sopportare mettendo a rischio la salute psichica, aggredendo il significato stesso della vita di una persona. “Perchè non lo ho saputo proteggere?” “Perchè me lo hanno portato via?” “E ora io che vivo a fare?”.
Accettarlo è un compito evolutivo quasi impossibile. La psicologia può essere di aiuto per affrontare momenti terribili e favorire l’elaborazione del lutto. Si prova a vivere un giorno alla volta, a fare le cose indispensabili, mangiare, dormire, respirare. A volte la fede può fornire delle risorse in più, ma non tutti i credenti accettano che ci possa essere spazio per una rpova simile.
Si vive sospesi, per un tempo indefinito, finchè si ritrova la forza di onorare la sua memoria e la speranza che l’amore sia più forte della morte.