Take a look at my facebook profile

Rubrica Web e Psiche

Modelli per la Mente 2009; 11:54-55

 

È ormai trascorso qualche mese, da quando, anche in Italia, abbiamo cominciato a mettere sui Social

Network fotografie e notizie; sono un milione e mezzo solo gli utenti di Facebook, che condividono e commentano una immensa e nuova mole di informazioni personali.

L’effetto di questa particolare moltiplicazione di gruppi di amici digitali non ha tardato a farsi sentire: la condivisione di contatti resa possibile da FB, infatti, ha unito, per la prima volta, più che persone sconosciute, gruppi di persone vicine. Possiamo pensare a FB come a un potente mezzo che indebolisce l’abitudine all’anonimato on line, dato che non vengono di solito utilizzati nickname, ma si entra in rete con il proprio nome e cognome reali.

L’effetto più semplice è stato l’inizio di milioni di ricerche, sul Network, di persone che si erano perse di vista (un’alta percentuale di utenti digita come primo nome per le sue ricerche quello degli ex partner…), mentre l’effetto secondario più vistoso è stata la sensazione di aver completamente perso la possibilità di controllare la diffusione dei propri dati personali, dato che ogni “mio” amico ha a sua volta decine di “suoi” amici che possono essere a vario titolo vicini anche a me e conoscermi meglio guardando il suo profilo e la sua bacheca. Potranno trovare, magari, fotografie delle mie ultime attività, opinioni e incontri. Nel mondo off-line, allora, spesso, incontrando i nostri conoscenti, ci può succedere che sappiano tante piccole cose: chi frequentiamo in questo periodo, o se abbiamo conosciuto qualche nuovo amico. Capita, così, ad es., di incontrare nei corridoi dell’ufficio o di scuola un “amico di un amico” che commenta dove e con chi abbiamo trascorso l’ultimo capodanno, dove eravamo l’estate scorsa, cosa stavamo facendo sabato sera. E si tratta spesso di un commento su qualcosa che si è “visto”, data l’abitudine di fare foto con i cellulari e metterle in bacheca complete di nomi e cognomi. Come accadeva in passato nei paesi, prima che la vita metropolitana frammentasse i contatti tra individui, oggi sui Network le notizie più ordinarie circolano a tutta velocità.

Le differenze tra paesi reali e virtuali sono però profonde, a partire dalla caratteristica asimmetria che esiste nel raccogliere notizie in rete, per cui non sempre la comunicazione è reciproca e magari di una persona si sanno tantissime cose e di un’altra nessuna. Dobbiamo considerare, inoltre, che ciò che viene diffuso tramite FB non solo non è anonimo, ma viene comunicato al mondo secondo una logica inedita. Si parte da una comunicazione verso i propri amici e, tramite i loro contatti, si aggiungono altre persone, potenzialmente vicine al proprio contesto.

Dal punto di vista psicologico non è semplice immaginare i potenziali cambiamenti che comporterà nella concezione di relazione e di amicizia, ma, di certo, questa modalità comunicativa ha raccolto un evidente successo, del quale sarebbe interessante provare a rappresentarsi le ragioni. In primo piano potremmo mettere, con semplicità, l’evidente bisogno di comunicare che da sempre anima l’“animale sociale”, mentre richiede una qualche cautela l’attribuzione del solito giudizio di narcisismo a chi si mette in gioco on line. Se si vuole pensare a facebook come a un espressione planetaria di narcisismo, infatti, si potrebbe, prima ancora di dare uno sguardo alle ricerche in merito, a fare intanto mentalmente il punto su tutti i frequentatori che conosciamo in prima persona (o su noi stessi se usiamo FB).

Sono narcisisti? Non ci sembrerà scontato poterli includere ex abrupto in tale categoria dei personalità, a meno di non volerla profondamente rivisitare. I primi studi ci dicono, poi, che più che esserci molti narcisisti nei social networks, chi è più narcisista tende a costruire il suo profilo in modo specifico, ovvero secondo modalità più “autopromozionali”.

Anche il rapporto tra timidezza e utilizzo di internet è dubbio, dato che, se è vero che chi si connette è spesso un timido che impara le regole sociali on line, è vero anche che, se guardiamo ai numeri, si connette molto di più chi è più estroverso. Possiamo immaginare, forse, che oltre a essere un po’ narcisisti, quelli che si autopromuovono ad oltranza on line, potrebbero essere anche un po’ istrionici, confermando, a livello del vivere virtuale, che i tratti di personalità “drammatico-emozionali” siano talmente premiati, a vario titolo, nella postmodernità, che le persone “enfatiche” potrebbero nel tempo aumentare, configurandosi come una delle nuove “normalità”. Se consideriamo, poi, che uno dei modi più affascinanti per costruire il proprio profilo è dargli una connotazione ambigua e evanescente possiamo immaginare anche che le nuove forme di comunicazione favoriranno un modo di presentarsi che è più efficace tanto più è “liquido”.

In Svizzera, il ricercatore Stefan Wehrli, ha somministrato un questionario di personalità a 1.560 studenti universitari, trovando una correlazione che può farci oggi riflettere: la probabilità di unirsi a un network sociale aumenta tanto più aumenta l’estroversione e diminuisce all’aumentare della “coscienziosità”. È solo uno tra gli studi empirici portati avanti in questi mesi, che ci può orientare a comprendere come cambieremo, giacché è impossibile pensare che questi fenomeni non coinvolgano pesantemente abitudini di vita e stili relazionali. Si dice che socializzare su un network aiuti a migliorare la propria socievolezza…ci saranno in futuro meno persone timide? E cosa significa che non si connette chi è più coscienzioso, se non che si avvicinano tempi più duri per chi possiede tale caratteristica di personalità? Prepariamoci, dunque, a incontrare emergenze nuove e a veder peggiorare o migliorare problemi vecchi, data la disponibilità di un altro mezzo di comunicazione che impatta la personalità e ferisce alcune persone mentre altre, al contrario, ne fa star meglio.

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Un pensiero su “Take a look at my facebook profile

  1. sergio dice:

    Alle considerazioni fatte farei una aggiunta: l’estrema efficacia dello strumento. E’ possibile interagire a diversi livelli di complessità, in un quadro generale di grande semplicità ed immediatezza di utilizzo. Ma questa efficacia è data dal fatto che sempre più persone si affidano a FB come a uno strumento di “manutenzione” della propria rete di relazioni e rapporti, creando un effetto a cascata per il quale diventa sempre più difficile starne fuori.

    Ma il grande difetto di FB e di altri social network è che il suo cuore tecnologico è inaccessibile agli utenti, che si credono in un ambiente completamente libero ma non si rendono conto del fatto che la struttura stessa dei programmi che fanno funzionare FB (e molti altri social network) “plasmano” le loro attitudini e i loro comportamenti. Usando una metafora, è come se gli utenti fossero pesci che nuotano in un fiume, il corso del quale è deciso da altri che possono decidere di deviarne il corso, scavare dighe, persino pescarli. Sono poche, ad esempio, le persone particolarmente accorte che mascherano i volti dei bambini o delle persone estranee che compaiono assieme a loro dentro delle foto per proteggerne la privacy…

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