Idoli dei bambini

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Alla tenera età di cinque anni le bambine, ma anche i maschietti, hanno già i loro beniamini e si mostrano pronti a tutto pur di incontrarli durante le manifestazioni che presenziano per stringere loro la mano e chiedere l’autografo da appendere in cameretta o mostrare agli amichetti.
Non sarà troppo presto per avere degli idoli?  Di fronte a figli sempre più precoci ed esigenti come dovrebbero comportarsi i genitori?

Ha provato a risolvere il dilemma la giornalista Federica Brignoli che ha intervistato, per il settimanale F, la psicoterapeuta Maria Beatrice Toro.

L’esperta sostiene che effettivamente cinque anni sono pochi per avere già un idolo e aggiunge che in realtà fino
all’adolescenza non c’è lo spazio fisico per avere un idolo con cui identificarsi: a quell’età ci sono i genitori. Sono loro l’esempio da imitare. Semmai alle fiabe e ai cartoni animati, escludendo, come è ovvio, quelli violenti o poco adatti ai piccoli, chiediamo di offrire dei modelli di comportamento poichè, proprio le fiabe, sono canovacci che i bambini usano per sperimentare le loro emozioni. Danno una traccia per la costruzione di sé, del proprio carattere e trasmettono valori importanti.
La narrazione diventa esperienza attraverso il gioco. Il bambino cala su di sé un racconto, lo sogna, lo immagina, lo riscrive, lo modifica e apprende proprio mentre gioca, l’importante è lasciare ai bambini il tempo di giocare e sperimentare, perché è questo che li fa crescere. Portarli al raduno dei loro idoli o concedergli il gadget di un personaggio invece non insegna nulla. Ovviamente non va evitato a priori  ma concesso a piccole dosi. Ottenere la maglietta del personaggio preferito è gratificante, incontrarlo è una scarica di adrenalina. Giocare e basta lo è molto meno e il rischio cui si va incontro è che i bambini diventino passivi, perché dipendenti da qualcosa che arriva dall’esterno. Incontrare l’idolo è soltanto un brivido di piacere. Il gioco invece ha anche una funzione sociale: il bambino deve farsi includere in un gruppo e rispettare delle regole. In virtù dell’importanza dell’inclusione del bambino nel gruppo – aggiunge la Professoressa – vietargli di  vedere il cartone animato che vedono tutti non ha senso perchè si rischia proprio l’esclusione poichè il bambino è digiuno da determinate storie che vengono invece condivise da tutti gli altri. Al massimo ha senso concedere il gadget o l’incontro con il personaggio del cuore come ricompensa. Ti sei comportato bene, allora puoi avere questo! Una volta ogni tanto, sia chiaro. Spesso però i genitori fanno regali ancora prima che i figli lo chiedano. Togliendo loro il piacere dell’attesa.
Se non vogliamo rischiare che i bambini passino da un gioco all’altro senza mai esserci dentro dobbiamo concedere loro più tempo libero. Devono avere il tempo di sperimentare e quindi giocare con i vari personaggi. Spesso siamo noi genitori a non dare loro il tempo di farlo. Gli concediamo poco spazio: un’ora tra la fine della scuola e l’inizio del corso di inglese o di nuoto. Alla scuola materna hanno già un’agenda fitta. E’ così che l’acquisto di un regalo diventa l’unica cosa che li gratifica. Il consumo è rapido, la costruzione creativa invece richiede tempo».

 

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