Il difficile mestiere dell’umanità tecno liquida

In un bell’articolo Piera Lombardi riprende i diversi temi toccati nel convegno “la psicologia e le sfide della modernità”.  http://www.atlantidezine.it/il-difficile-mestiere-dell’umanita-tecno-liquida.html. Di seguito un estratto.

La società tecno-liquida, nata dal connubio tra la tecnologia e il divenire convulso, peculiare della post-modernità che fa terra bruciata di tutto (liquidità teorizzata dal sociologo Zygmunt Bauman), ha i suoi imperativi. Li ha esposti lo psichiatra Tonino Cantelmi nel corso del convegno ‘La psicologia e le sfide della modernità’ che si è  svolto all’Ateneo pontificio Regina Apostolorum di Roma dove il medico ha la cattedra di Psicopatologia. “Il narcisismo del terzo millennio- ha spiegato Cantelmi – si declina in un modo un po’ diverso da quello descritto dai libri.

Facebook è la tua vetrina, hai la tua ‘fotina’, il tuo cartellone, lontano da ciò che sei tu. Rappresenta noi stessi in modo diverso da ciò che siamo”. Non è un caso che gli psichiatri americani in fase di elaborazione del DSM 5, (il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, la ‘Bibbia’ della salute mentale), stiano pensando di derubricare il narcisismo: “non è forse la migliore forma di adattamento alla società tecno liquida?”, ha commentato ironicamente Cantelmi.

I mezzi di comunicazione e tecnologici condizionano pesantemente la vita affettiva di ciascuno, ma più vulnerabili di tutti sono bambini e adolescenti. La psicologa e psicoterapeuta Maria Beatrice Toro, ha posto l’attenzione su ‘l’insostenibile peso del corpo: l’anoressia al tempo di Internet”. Un’altra delle nefaste equazioni della tecno liquidità, infatti, è che magrezza equivalga a potere, successo. Magari anche l’anoressia a breve sarà depennata dalle patologie visto e considerato che sempre più ragazze la promuovono come stile di vita; e quale migliore vetrina per farlo se non Internet? Il fenomeno, avverte la psicoterapeuta, è ‘vecchio’, conosciuto da almeno di 15 anni, da noi un po’ meno: proliferano siti e blog dove “si sponsorizza l’anoressia come uno stile di vita o come una religione con una sua divinità e un suo credo”. La divinità è la dea Ana che richiede una serie di rituali in nome di rivelazioni che fa alle adepte, nonché comandamenti da seguire: essere magri è più importante che essere sani, se non sei magra non sei attraente, se mangi ti devi punire, non mangiare è simbolo di autocontrollo. “Fino ad arrivare a dove? Quando ti puoi fermare? Alla morte. Il nichilismo è un’altra caratteristica della tecno liquidità”. Al momento tramite polizia postale in Italia si possono chiudere i siti pedopornografici (la pedofilia è un reato), ma non quelli inneggianti all’anoressia (è una malattia, non un reato).  La buona notizia è però che fioriscono altrettanti siti  pro vita o pro recovery: luoghi virtuali in cui le ragazze che si stanno curando dall’anoressia invitano le altre a farlo.

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