Adozione internazionale: timori e realtà

L’adozione internazionale è un cammino complesso: chi sceglie di percorrerlo sa di percorrere un lungo sentiero, che modificherà la sua vita e il suo modo di essere. Accogliere un bambino che viene da lontano significa far spazio alla sua identità culturale, pensare al suo interesse, costruire il suo presente e il suo futuro a partire dal passato, dal luogo di origine, da una situazione in cui possono esserci fratelli e sorelle da non dimenticare.

Anche se spesso si tratta di una scelta dettata da motivi pratici, data la sfiducia nella possibilità di adottare un bambino italiano,  decidendo di offrirsi come genitori pronti ad accoglere un bambino straniero, si dà la propria disponibilità in modo coraggioso, poichè si accoglierà qualcuno che viene da lontano e che ha bisogno di essere aiutato a costruire la sua storia partendo da una frammentarietà di luoghi, tempi, relazioni.

Una scelta di disponibilità coraggiosa, dunque, ma oggi in preoccupante calo: dal 2006 le coppie disponibili e ritenute idonee sono ridotte in modo significativo e non si è fatto molto per promuovere una visione positiva dell’adozione stessa. Spesso ci si sofferma solo sulle difficoltà e le lungaggini, senza promuovere una vera cultura dell’adozione internazionale.

Nel frattempo, il 14 febbraio, la Cassazione in una sentenza sostiene come i tempi “siano maturi” perché il legislatore possa “provvedere nel concorso di particolari circostanze, ad un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante”.  La società cambia, evidentemente, più in fretta di quanto la politica sappia riconoscere e sorpassa il legislatore.

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