Affidamento Condiviso

ROMA – C’era un bambino di tre anni che sognava d’essere un canguro, «così posso portare la mia casa sempre con me». Una casetta tanto piccola da finire in una tasca, una sola, sempre la stessa, e non le due case, quella di mamma e di papà, che non sai mai dove andrai a dormire, in quale letto ti sveglierai, i giochi un po’ qui e un po’ là, come il cuore. Questo bambino voleva diventare canguro per riavere quello che aveva perso, la sua casa e la sua famiglia, e facendo pipì addosso dieci volte al giorno raccontava il dolore per quel che non c’era più. Ma niente al mondo, proprio niente, può risparmargli quella sofferenza, nemmeno inventarsi una vita che non c’è. Quando i genitori si separano, quel dolore «è inevitabile perché la separazione rappresenta una rottura rispetto al bisogno di protezione dei bambini», spiega la psicoterapeuta Maria Grazia Fusacchia.

Se papà è andato via, chissà forse se ne andrà anche la mamma, se ha preferito un’altra casa è forse perché non sono stato abbastana buono, «e così per non sentirsi vittime e impotenti, i figli finiscono per sentirsi responsabili del fallimento». Con liti o senza liti, con rabbia o con rassegnazione, comunque vada insomma, il divorzio è una ferita, qualcosa «che i figli non capiscono, accade contro la loro volontà, e anche se arrivano a capire non riescono ad assimilarlo sul lato emotivo»: Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo alla “Sapienza”, ha raccolto in un libro “Dai figli non si divorzia” le testimonianze di una sessantina di figli di separati.
Ma non è detto che quel lutto, quella fatica che nessuno può risparmiare, debba trasformarsi in danno. Non accade quando i genitori restano uniti, non come coppia, ma come padre e madre. Accade invece nel conflitto, quando gli ex continuano a farsi la guerra attraverso i bambini e li usano, quando cercano in loro un alleato o tentano di plagiarlo, quando vogliono la vendetta. In questi casi, purtroppo frequenti, i figli sviluppano vere e proprie patologie, la più diffusa è la “Sindrome di alienazione genitoriale”. «Se uno dei due porta avanti una campagna denigratoria nei confronti dell’altro genitore e instilla la paura, il bambino entra in conflitto con se stesso, tanto grande da essere per lui insopportabile, non riesce a tenere insieme le due immagini, le due radici e sceglie», spiega Maria Beatrice Toro, psicologa dell’età evolutiva. Sceglie e cancella uno dei due, salva la mamma e “uccide” il papà o viceversa. «Il risultato è una gravissimo stress simile a quello che sviluppa chi va in guerra». Un danno esistenziale, appunto. Bimbi depressi, con lo sguardo catatonico, piccoli robot che eseguono automaticamente gli ordini del genitori che domina. E più in là, adolescenti arrabbiati che restituiscono tutto quello che hanno subito.
Non solo paure, ma anche terribili sospetti e processi che cominciano nel civile e poi finiscono nel penale. «Sempre più frequentemente nel corso delle separazioni vengono presentate denunce di abusi sessuali», racconta Maria Grazia Fusacchia, tanto spesso non vere. «Quando uno dei due capisce che non riesce a ottenere quello che vuole, comincia a parlare di strani comportamenti, avanza sospetti di questo genere». Bambini che a loro spese diventano armi nelle mani del padre o della madre.
Ancora troppo spesso, racconta Antonella Tomassini, avvocato matrimonialista di Roma, i figli «sono il terreno del ricatto e della ritorsione, lo strumento per “punire” il partner». E i bambini che vorrebbero in tutti i modi riportare la pace tra mamma e papà senza volerlo rafforzano la guerra, «cercano di compiacere di volta in volta l’uno e l’altro», così che diventa impossibile capire, dice Marianna De Cinque, avvocato matrimonialista, dove sta la verità. «Se stanno bene con il padre, non appena vedono la madre diranno il contrario perché pensano che lei questo vuol sentirsi dire, e viceversa». Conflitti mascherati anche nelle consensuali che sono ormai l’80%.
Ma la legge sull’affido condiviso non ha attenuato la litigiosità degli ex? «No», per l’avvocato De Cinque. «Non basta una legge che dice “bisogna trovare l’accordo” per trovarlo. E’ una legge che ha dato la possibilità ai bambini di avere tutti e due i genitori e ai genitori ha dato gli stessi diritti e doveri, ma finora non ha attuentato la conflittualità».
Anzi, sostiene l’avvocato Tomassini, «gli effetti sono stati diametralmente opposti: aumento di litigi, contrasti e continui ricorsi al giudice. Ciò è anche accaduto perché i magistrati hanno ritenuto di privilegiare comunque l’affidamento condiviso anche in casi in cui la conflittualità era già elevata». Provocando guai ancora maggiori, «poiché è impossibile che coniugi litigiosi possano rapportarsi alle esigenze dei figli con una comunicazione civile, presupposto chiaramente necessario per una custodia condivisa». E così qualche giudice comincia a fare marcia indietro: «Solo recentemente – spiega l’avvocato – si assiste ad un ripensamento nei provvedimenti adottati dai giudici i quali, in caso di conflittualità tale da compromettere la funzionalità dell’affidamento condiviso tendono ora a disporre l’affidamento esclusivo regolamentando la frequentazione dei figli con il genitore non affidatario». Insomma, la “guerra” in famiglia non è mai finita.

MARIA LOMBARDI – Pubblicato da Il Messaggero – il 30/01/08

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